In questi giorni si sta discutendo molto, all’interno delle stanze del potere, del cosiddetto “decreto Sud”, il quale è stato presentato dal governo come una vera e propria svolta per lo sviluppo del Mezzogiorno. Per un esecutivo che si è totalmente dimenticato del Meridione, il solo fatto di parlare di Sud rappresenterebbe una svolta. Se dovessimo invece far riferimento al contenuto del provvedimento, si farebbe davvero fatica a trovare tale famigerata “svolta”. Quello suddetto è, nel giro di un anno, il terzo – soltanto – decreto “dedicato” al Meridione, dopo quello su Caivano e Campi Flegrei. Molto poco, per un governo che aveva deciso, in campagna elettorale, di volersi occupare del Mezzogiorno d’Italia.

Nonostante ciò, l’esecutivo di Giorgia Meloni si è occupato di Sud, agendo in maniera “punitiva” e indiretta. Ha eliminato il reddito di cittadinanza, ha proseguito con il definanziamento di progetto legati al PNRR dedicati al Meridione e sta operando un dimensionamento scolastico che, soltanto in Basilicata, potrebbe portare alla chiusura di un centinaio di istituti.

Con l’ultimo decreto, Giorgia Meloni compie soltanto un’operazione di facciata, smontando le ZES per come erano state concepite, cioè delle aree volutamente delimitate con il fine di rilanciarne l’attrattività economica e la competitività.

Estendendo la ZES a tutto il Meridione, la cosiddetta “ZES unica”, l’obiettivo suddetto sfumerebbe, in quanto si creerebbero innanzitutto dei problemi di governance – si passa da aree ben delimitate ad una sola, ma 500 volte più grande. Inoltre, la riforma prevede di accentrare tutto il potere decisionale nelle mani del ministro Fitto. Ciò creerebbe una congestione a livello di investimenti, dato che dovrà essere Chigi ad autorizzare tutte le autorizzazioni ad investire. Una cosa impensabile.

Per non parlare, poi, del costo di una ZES unica, insostenibile per un Paese (e un governo) che fatica a trovare qualche miliardo per finanziare una legge di bilancio.

Più che di “decreto Sud” si dovrebbe parlare di “decreto contro il Sud”.  Si tratta di un’operazione priva di lungimiranza e che difetta di progettualità, cioè tutto il contrario di quello di cui il Meridione avrebbe bisogno realmente.

Gianni Leggieri, consigliere regionale

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