E’ un vero e proprio grido d’allarme quello lanciato dal presidente vicario della Corte di Appello di Potenza durante l’ultima inaugurazione dell’anno giudiziario.

Le risorse investite non sono adeguate – si legge nella relazione illustrata durante la cerimonia inaugurale – per il funzionamento della giustizia; vi è una carenza cronica sia di magistrati che del personale amministrativo.Dare risposte tempestive ed efficaci alla domanda di giustizia, significa essere in grado di tutelare i diritti dei cittadini, di risolvere le controversie, ristabilire la legalità e le regole violate, assicurando in questo modo l’elementare diritto di chiedere ed ottenere giustizia.

Un quadro complessivo disastroso, con una grave carenza di organici, carenza che assume in taluni casi dimensioni davvero allarmanti: la situazioneche riguarda il personale amministrativoha raggiunto livelli di scopertura da record nazionale assoluto,pari a circa il 45 per cento. Una situazione destinata ad aggravarsi, in vista dei prossimi sicuri pensionamenti.

E’indubbio, che le ingenti risorse del PNRR – si legge sempre nella relazione – hanno senz’altro rappresentato un’occasione propizia per il rilancio del funzionamento della giustizia. Tuttavia, i risultati raggiunti non sono stati pari alle attese, al punto da determinare la rinegoziazione degli obiettivi originari concordati con la Commissione Europea.

In questo quadro poco rassicurante è difficile intravedere spiragli positivi:le misure adottate dal governo nazionale non hanno alleviato i problemi del sistema giudiziario. Le riforme, finora approvate, non hanno inciso positivamente sui tempi di svolgimento dei processi. Una giustizia che procede lentamente e che non riesce a dare risposte tempestive ai cittadini.

Sempre in tema di riforme, ad esempio, l’abolizione del reato diabuso d’ufficio è stata una riforma irrilevante e inutile, per non dire dannosa, per i problemi atavici della giustizia italiana. L’Italia è l’unico Paese, tra i 22 stati membri dell’Unione, a non avere tale fattispecie penale. Un vuoto normativo preoccupante, poiché lascerebbe impuniti alcuni reati contro la Pubblica Amministrazione, quali la corruzione o la turbativa d’asta.

Bisogna mettere i magistrati nelle condizioni di poter svolgere le loro funzioni, assicurando così una risposta celere alla domanda di giustizia. Ci vuole un impegno quotidiano di tutti, soprattutto degli uomini delle istituzioni, per cercare di costruire una società più giusta.

A mio parere, il colpo inferto dalla rivisitazione della geografia giudiziaria, con la soppressione del Tribunale di Melfi, è stato durissimo per l’intera popolazione di quell’area. Un tema sempre al primo punto della mia agenda politica durante queste due ultime legislature. Nel 2021 il Consiglio regionale delle Basilicata ha approvato all’unanimità una risoluzione, presentata dal M5S, con la quale si   impegnava il presidente della Giunta regionale, Bardi, a predisporre ogni azione utile per riportare nella città federiciana tale presidio.

Negli ultimi mesi il ministro della Giustizia, Nordio, ha manifestato la sua attenzione verso la ‘giustizia di prossimità’ e la disponibilità a rivedere quanto deciso in passato. Pare che il Guardasigilliabbia in mente di ridisegnare la geografia giudiziaria italiana e di riaprire alcune sedi giudiziarie già soppresse. Se il progetto dovesse andare in porto, sarebbe un’ottima riforma, visto che durante in questi ultimi dieci anni di consiliatura mi sono sempre dibattuto su questa questione.

La legge approvata più di dieci anni dal governo Monti nell’ambito della spendingreviewsi è rivelata un vero disastro per gli operatori della giustizia (avvocati, magistrati e personale amministrativo), nonché per i cittadini dell’area del Vulture-melfese che si sono visti sopprimere il tribunale e, quindi, quella ‘giustizia di prossimità’.Un provvedimento che ha allontanato lo Stato dai territori e ha dilatato i tempi della giustizia, senza ottenere alcun risparmio.

La riapertura del Tribunale di Melfi è un tema che mi sta molto a cuore, tanto che nel maggio del 2021 abbiamo presentato una mozione urgente al presidente della Giunta regionale, Bardi, chiedendo di istituire un tavolo tecnico tra la Regione Basilicata e il Ministero della Giustizia al fine di proseguire una interlocuzione costruttiva per la riapertura del presidio. Da allora nulla è cambiato! La partita è ancora aperta e forse sarebbe il caso che il governo di centrodestra, senza fare propaganda elettorale, si ripieghi seriamente sulla questione e cerchi di risolverla definitivamente.

Gianni Leggieri, Consigliere regionale

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