Senza agricoltura non c’è vita, non c’è sovranità alimentare, non c’è libertà. È necessario continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta.
Un appello lanciato a gran voce da chi, quotidianamente, si prodiga per portare sulle nostre tavole prodotti di qualità. Una richiesta d’aiuto, giunta sul palco dell’Ariston, che racchiude tutta la storia di un settore che rappresenta la pietra angolare del nostro Paese.
L’agricoltura ha bisogno della politica, ora più che mai. Ha bisogno di persone in grado di difenderla e di rappresentarne gli interessi. Non si può rimanere indifferenti alle richieste degli agricoltori, così come non si può pensare di risolvere tutto con pochi e inutili sussidi.
La politica, dal canto suo, ha bisogno di recuperare quel ruolo di garante degli interessi di categorie e cittadini a cui, da diversi anni, ha ormai abdicato con scelte discutibili e interventi sconsiderati.
È innanzitutto necessario ascoltare e coinvolgere gli agricoltori e i rappresentanti del territorio nelle decisioni che riguardano il settore. Un tavolo tecnico avente il preciso fine di discutere le problematiche ma anche le proposte in grado di incidere direttamente sulla filiera agroalimentare.
Occorre altresì intervenire sui costi di produzione, triplicati a causa di contingenze interne e internazionali, dall’inflazione alla crisi del settore cerealicolo. Gli agricoltori non possono pagare per cause che non dipendono da loro.
Un segnale importante potrebbe essere quello di rinnovare il taglio dell’Irpef agricola, che il governo Meloni ha inspiegabilmente eliminato. Intervenire anche sul carburante sarebbe un altro passo importante.
Il momento è critico. Gli esecutivi nazionale e locale – di Giorgia Meloni e di Vito Bardi – hanno dimostrato di non saper gestire una crisi di un settore fondamentale della nostra economia. Il Consiglio regionale straordinario, chiesto dalla minoranza, per discutere delle problematiche del settore ha dimostrato come la maggioranza di centrodestra abbia abdicato alle proprie responsabilità, per poi fingere interesse soltanto dopo numerose sollecitazioni da parte del mondo agricolo, culminate con il presidio davanti al palazzo della Giunta regionale di Basilicata.
Non è questa la politica che “serve” agli agricoltori. Una classe dirigente, chiamata a difendere una categoria in un momento di difficoltà, deve avere innanzitutto coraggio. Poi dovrebbe realmente conoscere le condizioni del settore sul territorio, senza abbandonarsi ad affermazioni fuorvianti, come quelle dell’assessore Galella, per il quale la presenza delle eccellenze agroalimentari è un indicatore del fatto che il settore stia bene. Non è così. La realtà è molto più complessa.
Un settore come quello agricolo, ricco e sfaccettato, avrebbe bisogno di ben altra considerazione. Avrebbe bisogno dello stesso amore con cui gli agricoltori, da generazione in generazione, si prodigano per portare avanti il lavoro di una vita. Quello stesso lavoro che porta sulle nostre tavole prodotti tipici e di qualità che hanno fatto guadagnare all’Italia riconoscimenti internazionali, invidiati e ammirati da tutti.
Gianni Leggieri, consigliere regionale