Fa molto discutere il decreto adottato il 4 ottobre scorso (DM n. 323) dal Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto PichettoFratin, il quale, dopo la rimozione dall’incarico del presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese, Giuseppe Priore, ha provveduto a nominare l’avvocato Antonio Tisci Commissario ad acta dell’Ente Parco. Un esponente del partito di Fratelli d’Italia, famoso per le sue numerose intemperanze. Una scelta, quindi, che premia certamente la fedeltà politica.

Oltre alla revoca dell’incarico a Priore, la cosa ancora più grave è che tutti i provvedimenti amministrativi adottati da quest’ultimo sono stati dichiarati nulli: per la precisione sono nove le delibere di rilevante importanza per il perseguimento degli obiettivi istituzionali del medesimo Ente che sono state annullate.

Ritornando a Tisci, l’ex dg dell’Arpab fu sospeso per le polemiche sorte a seguito della violazione da parte sua delle norme anti-covid, violando l’obbligo di isolamento in quanto si sarebbe recato nella sede dell’Agenzia a Potenza, pur essendo risultato positivo al tampone. Le richieste di dimissioni dall’incarico del dg Tisci erano state avanzate non solo dall’opposizione in Consiglio regionale, ma anche dalla stessa maggioranza. Il solito Tisci era già finito nella bufera altre volte perché accusato di mobbing gerarchico per aver cambiato mansione a cinque dipendenti, fra cui quattro donne. Quali siano le ragioni che hanno condotto il ministro verso questa scelta, possiamo immaginarle.

Il Parco avrebbe bisogno di una guida autorevole e qualificata per rilanciare la sua governance e valorizzare le risorse naturali del territorio; una figura che si ponga al servizio della comunità. Invece, si assiste sempre alle solite ‘spartonze politiche’, senza che siano davvero prese in considerazione merito e capacità.

Gianni Leggieri, Consigliere regionale

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