Recentemente abbiamo assistito a nuovi attacchi sessisti contro le donne impegnate in politica. Molti commenti presenti si connotano per la carica offensiva degli odiatori seriali, che vedono nei social le loro tane sicure e cercano un briciolo di visibilità. Fanno riflettere gli insulti personali e volgari ai danni della coordinatrice provinciale del M5s di Potenza, Alessia Araneo. Ma non solo. Nel corollario del maschilismo più idiota registriamo le molestie sessuali di un alto dirigente regionale, che avrebbe inviato messaggi WhatsApp contenenti proposte sessuali oscene ad una funzionaria regionale. Da ultimo l’atto vandalico subito dalla prima cittadina di Venosa, Marianna Iovanni, alla quale è stata incendiata l’autovettura.

Questi episodi dimostrano che siamo di fronte ad un fenomeno di vasta portata e che non sempre le istituzioni lucane si schierano al fianco delle donne alle quali sono affidate cariche elettive. Anzi, il più delle volte, si esprimono in maniera debole o non assumono una posizione chiara e netta. Una singolare presa di posizione di un modo di agire a senso unico, per non dire fazioso.

In questo contesto non dimentichiamo gli atti persecutori e lo stalking perpetrati nei confronti della già sindaca di Ruoti, Annamaria Scalise. Le indagini condotte dalla Procura di Potenza portarono all’arresto di 16 persone. Ora non si comprende come mai una delle 16 persone coinvolte, per cui il Pubblico Ministero ha avanzato una richiesta di rinvio a giudizio per atti persecutori e calunnia, continui ad essere onnipresente in convegni e dibattiti pubblici in qualità di relatore e ad essere addirittura premiata da un’associazione di donne. Un caso su cui occorre riflettere anche sulla qualità di certa informazione e la presenza di certi “comunicatori”.

Uno studio condotto dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa su “Sessismo, molestie e violenza nei confronti delle donne nei Parlamenti in Europa” ha presentato risultati sconcertanti: la violenza nei confronti delle donne impegnate in politica è spesso ignorata. Ed è proprio così perché nelle vicende appena ricordate assistiamo ad una indignazione di facciata e univoca delle ancelle del potere. Domina invece un silenzio assordante da parte di alcune rappresentai delle istituzioni, che dovrebbero prevenire e combattere il sessismo e la violenza nei confronti delle donne impegnate in politica.

Un altro punto dolente è dato dalla scarsa presenza delle donne in politica in Basilicata.  La presenza femminile nelle assemblee regionali italiane si attesta in media intorno al 21%. Solo in Umbria la carica di Presidente della Giunta è ricoperta da una donna.  Più alto il dato negli esecutivi regionali, dove le donne sono pari al 26%, Nella Giunta regionale di Basilicata registriamo, purtroppo, la presenza di una sola donna; situazione identica nel Consiglio regionale.

È la prova che siamo ancora lontanissimi dall’attuazione di una piena uguaglianza di genere. Occorre riflettere seriamente su questo.

Gianni Leggieri, Consigliere regionale

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