La Giornata mondiale dell’acqua impone alcune riflessioni approfondite che abbracciano più questioni. Sulla rivista Altroconsumo è stata pubblicata una inchiesta sulla situazione tariffaria del servizio idrico integrato di 74 città italiane e sui capoluoghi virtuosi, che, nell’ultimo quadriennio, hanno ridotto le tariffe venendo incontro ai cittadini e alle imprese. È successo, ad esempio, a Bologna (- 8,9%) e Milano (-1,8%), mentre tra i centri in cui si sono registrati gli aumenti maggiori troviamo Potenza. Nel capoluogo lucano il dato parla chiaro: qui si è avuto un aumento del 25,9%. L’inchiesta di Altroconsumo pone dunque l’accento sui diversi approcci nelle città italiane nella gestione del bene acqua. In buona sostanza al Nord le tariffe hanno in media costi inferiori rispetto al Sud, che, paradossalmente, se si pensa pure al costo della vita, sono molto più care.

In Basilicata, regione seduta sull’oro bianco, con i suoi 11mila chilometri di tubi che distribuiscono acqua potabile, il problema delle perdite idriche ha assunto dimensioni preoccupanti. Ed è facile immaginare che non sempre si riesca ad arginare tale fenomeno. Con la riduzione delle dispersioni idriche si determinerebbero notevoli risparmi sui costi di gestione in virtù della riduzione dei consumi energetici. Diversi fattori sono imputabili alle perdite idriche: rotture nelle tubazioni o deterioramento dei materiali, ma anche volumi non contabilizzati per veri e propri furti d’acqua, fino ad arrivare al deprecabile fenomeno della sottrazione dei volumi senza autorizzazione per allacciamenti abusivi. Quello della dispersione è un problema per il quale bisogna far fronte al più presto. Occorre ottimizzarne non solo lo spreco, ma anche il consumo dell’energia necessaria a potabilizzarla e pomparla in rete.

A livello internazionale, inoltre, voglio segnalare che all’Expo di Dubai si terrà oggi un’iniziativa con protagonisti gli avvocati e i giuristi italiani. Verrà infatti presentato il decalogo dei principi del diritto all’acqua. Si tratta di uno studio sulla normativa legata a questo bene essenziale al centro di numerose iniziative delle Nazioni Unite, fortemente voluto dal Consiglio nazionale forense. Ecco che in questo caso si impone un’altra riflessione. In numerosi Paesi del mondo le Costituzioni non contemplano il diritto all’acqua. Prendono, spesso, invece in considerazione il diritto all’aria. Acqua e aria in passato erano considerati diritti infiniti, per i quali non si poneva l’esigenza di una tutela giuridica. Oggi le cose sono radicalmente cambiate, se pensiamo pure che dal 1950 ad oggi ci sono stati nel mondo oltre trenta conflitti armati tra Stati confinanti per gestire l’acqua del sottosuolo, dei fiumi, delle dighe. Per l’acqua in oltre settant’anni ci sono state circa cinquecento diaspore, flussi di popolazioni che pur di non vivere in guerra hanno abbandonato le loro terre, perdendo ogni identità e certezza del proprio futuro. Occorre riflettere seriamente a livello locale e non solo.

Gianni LEGGIERI
Consigliere Regionale M5S Basilicata

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