Chi non ricorda le immagini televisive dei correntisti e degli azionisti disperati a causa del crac della Banca Popolare di Bari (BPB), una voragine che ammonta a circa 2 miliardi di euro, interessa 3200 dipendenti, distribuiti su 368 sportelli. I 70.000 azionisti hanno perso 1,4 miliardi di euro, oltre a un certo numero di piccoli obbligazionisti (sarebbero 213 i milioni investiti dai piccoli risparmiatori in obbligazioni che rischiano di non essere più rimborsate).

Nel piano di salvataggio della banca pugliese sono previsti 650 esuberi su 2.642 dipendenti e 91 filiali da chiudere: in Basilicata, stando al Piano, saranno chiuse 7 filiali e i dipendenti lucani provenienti dalla ex Banca Mediterranea, a differenza dei colleghi pugliesi, subiranno consistenti riduzioni in busta paga. Appare chiaro a tutti che la chiusura delle filiali della BPB si tradurrebbe in un’ulteriore perdita di servizi per il territorio lucano: soprattutto nei piccoli territori, con  imprenditori e cittadini che si ritroverebbero a essere ancora più isolati e a rischio di ulteriore privazione di servizi essenziali per la comunità, quali quelli bancari.

Una situazione che toccherebbe assai da vicino la nostra regione che, oltre agli sportelli presenti sul territorio, vede la BPB come tesoriere di molti enti locali tra cui la stessa% Regione Basilicata.

Già a settembre 2017, a seguito del susseguirsi dei primi rumors su un possibile default della BPB, avevamo inviato una richiesta riservata all’allora Presidente Pittella per chiedere l’adozione di tutte le misure di tutela e garanzia delle somme depositate presso lo stesso istituto bancario.

È bene ricordare, senza creare particolari allarmismi, che in caso di default (conclamata insolvenza) della banca e di applicazione del c.d. “bail in” (salvataggio interno o dall’interno, tramite l’esclusivo e diretto coinvolgimento dei suoi azionisti, obbligazionisti, correntisti), il Testo unico bancario contempla l’esclusione dal rimborso garantito – (previsto invece per i depositi fino ai 100 mila euro) a carico del Fondo Interbancario di tutela dei depositanti (FITD) – anche dei “ depositi effettuati in nome e per conto proprio” da “enti pubblici”.

In pratica, e salvo eventuali interventi di mitigazione, le pubbliche amministrazioni locali che detenessero i propri conti di tesoreria in una banca interessata dalle innanzi citate “misure di risoluzione” non potrebbero essere in alcun modo sicure di ritornare in possesso della piena disponibilità delle somme (denari pubblici) ivi depositate.

Nel dispositivo della mozione approvata oggi dal Consiglio Regionale, che ha visto il nostro voto favorevole, siamo riusciti a far inserire l’impegno a tutelare tutte le somme di denaro pubblico regionale detenute dalla BPB e di cui risultano titolari la Regione Basilicata e gli enti, aziende, organismi pubblici sub-regionali nonché le società controllate dalla stessa Regione.

Vorremmo scongiurare in tal modo il rischio che, in caso di default della banca e applicazione del  “bail in”, oltre al danno occupazionale e territoriale, la Regione possa subire una eventuale tragica beffa dovuta al congelamento delle somme depositate presso BPB.

Ci auguriamo che la torbida vicenda della BPB  non abbia ulteriori strascichi e che in futuro gli organi di vigilanza possano giungere con maggiore tempestività ad adottare i previsti strumenti preventivi e, nel caso, sanzionatori della mala gestio degli istituti bancari. Non è più tollerabile che i cittadini e i risparmiatori paghino per il salvataggio di istituti bancari mal gestiti e nei quali si sono consumati una serie impressionante di abusi e irregolarità di manager senza scrupoli.

Gianni Perrino
Gianni Leggieri
Carmela Carlucci
Movimento 5 Stelle Basilicata – Consiglio Regionale

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