Tra i pochi articoli della Legge di Stabilità regionale approvati nei giorni scorsi,  Pittella ha trovato ancora il sistema per riproporre il suo “metodo” di contribuzione “a pioggia” a favore di comuni con le finanze disastrate (in dissesto o pre-dissesto): 600 mila euro di soldi della Regione sono andati al Comune di Tursi, di 2,5 milioni di euro al Comune di Montalbano Jonico e di 1 milione di euro al Comune di Tricarico e ben 5 milioni di euro al Comune di Lagonegro. E’ stata riproposta, quindi, l’assai discutibile operazione avviata nel 2015 con il maxi salvataggio del Comune di Potenza che “cubò” ben 32 milioni di euro, seguito da interventi ‘minori’ diretti ad altri comuni.

Allora il M5S avanzò una soluzione alternativa che istituiva un “Fondo regionale di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali”: un fondo “rotativo” (niente soldi  “a fondo perduto”, ma anticipazioni da rimborsare) in grado di responsabilizzare gli enti locali e cercare di indirizzarli verso una gestione maggiormente virtuosa, oculata, parsimoniosa e attenta delle proprie risorse pubbliche. L’emendamento allora fu bocciato dalla giunta pittelliana: e stessa sorte ha incontrato il 22 aprile scorso, allorché lo abbiamo riproposto nel corso dei lavori dell’ultima sessione di bilancio regionale..

A nostro avviso, i contributi a fondo perduto della Regione Basilicata presentano evidenti criticità e punti di contrasto con tutto l’apparato normativo costituito dal D.Lgs. n. 267/2000 (c.d. “Testo Unico degli Enti Locali”, TUEL). Anche la Corte dei Conti, Sezione delle Autonomie, nella relazione depositata in occasione dell’audizione alle Commissioni Riunite Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati (sull’A.C. 2162) del 21 marzo 2014, ha avuto modo di avvertire perentoriamente che è stato introdotto “nell’ordinamento giuridico degli enti locali,  a seguito della riforma costituzionale, il principio per cui gli enti dissestati devono provvedere da soli al proprio risanamento, senza alcun aiuto (…)”. Aiuto che evidentemente, non può giungere tanto da parte dello Stato (quello statale è ritenuto ammissibile nel caso di eventi eccezionali, quali calamità naturali o eventi disastrosi imprevedibili) quanto della Regione.

Sulla scorta di tale alveo logico e argomentativo, è giunto un nuovo parere della Corte dei Conti, stavolta della sezione regionale di Puglia, la quale, nel contesto del referto sull’analisi della copertura della spesa contenuta nelle leggi regionali pugliesi emanate nel 2016, pare abbia evidenziato forti criticità su una legge regionale che prevede lo stanziamento di 2 milioni di Euro a favore del Comune di Castellaneta (Ta) a valere su un “Fondo di rotazione a sostegno degli enti locali per prevenire il dissesto finanziario e assicurare la stabilità finanziaria” (istituito con L.R. 15/2016).

I soldi della Regione, sostengono i giudici contabili, “non devono rappresentare una risorsa aggiuntiva per la copertura di spese o disavanzi, bensì un istituto di natura finanziario-contabile avente lo scopo di fornire liquidità per onorare debiti pregressi”.  Detto in altre parole: i soldi prelevati dalle casse regionali (e dalle tasche dei cittadini di tutta la regione) non possono essere concessi ai comuni a fondo perduto, ma devono essere restituiti e possono essere utilizzati solo per pagare i debiti pregressi (per esempio, verso i fornitori): mai per coprire spese o deficit.

A differenza della Regione Puglia, la Regione Basilicata, ignorando i nostri suggerimenti, non ha nemmeno valutato l’attivazione di un meccanismo tipo “fondo rotativo”, procedendo invece in maniera sbrigativa e superficiale allo stanziamento diretto di soldi (a fondo perduto) ai comuni, senza prevedere alcun iter procedurale in grado di assicurare imparzialità e  buon andamento (come costituzionalmente imposti dall’art. 97 della Costituzione). L’aspetto della totale e assoluta discrezionalità nell’assegnazione dei fondi ai comuni (in dissesto e/o pre-dissesto) da parte della Regione è emersa ancor più evidente nel caso del Comune di Tricarico il quale, escluso in un primo momento dal novero degli enti “baciati” dalla munificenza pittelliana (a spese dei lucani), si è precipitato a battere cassa negli uffici regionali.

La soluzione pittelliana adottata per sostenere i comuni in gravi difficoltà finanziarie, ancora una volta, potrebbe rivelarsi peggiore del male: e, in ogni caso già ora, paradossalmente, torna a penalizzare tutti gli altri enti locali lucani che sono riusciti, spesso chiedendo pesanti sacrifici ai propri cittadini, a tenere in equilibrio i propri bilanci senza tagliare servizi essenziali. Il governo lucano continua a premiare chi amministra peggio. E al peggio sembra non esserci mai fine.

Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale

 

Articolo precedenteMini eolico: Leggieri scrive a Pittella. “Sulle misure restrittive occorre fermarsi e riflettere insieme ai Comuni”.
Articolo successivoLe diffide ad ENI incomplete: di chi la responsabilità di questo pericoloso assist al cane a sei zampe?