L’inchiesta della Procura di Potenza sulla “macchina del fango”, avviata per denigrare e diffamare la sindaca di Ruoti, Anna Maria Scalise, e altri amministratori di quel Comune mi rattrista e mi preoccupa. Da quanto si apprende dagli organi di stampa alcuni personaggi erano particolarmente impegnati a mettere nel famoso “ventilatore” fango e altro materiale puzzolente, sporcandosi piacevolmente le mani, pur di ottenere vantaggi personali. Tra questi personaggi, sempre stando alle notizie riportate dai giornali, anche il giornalista che avrebbe dovuto occuparsi, in seno alla Provincia di Potenza come responsabile della comunicazione, di far brillare l’immagine dell’ente, di promuoverla al meglio, di garantire trasparenza e imparzialità. Nulla di tutto ciò, purtroppo. Con danni incalcolabili per la reputazione della Provincia. Una pagina, è proprio il caso di dirlo, davvero triste quella che è stata scritta. Con buona pace della onorabilità e del decoro, elementi che, prima ancora di trovarli nei Codici deontologici e nei Regolamenti, devono essere in ciascuno di noi. Ma, si sa, ognuno è diverso e insegue nella propria vita una strada piuttosto che un’altra. Ci sono uomini che rispettano le donne e altri misogini, deboli, con istinti animaleschi e abituati, anche per debolezze personali, sempre ad instaurare rapporti dall’alto verso il basso.
A questo punto mi attendo una presa di posizione chiara, senza tentennamenti, da parte del Presidente della Provincia di Potenza, chiuso in un imbarazzante e pusillanime silenzio. Così come spero che l’Ordine dei giornalisti della Basilicata, per fortuna ancora rappresentato da validi e scrupolosi professionisti, avvii una riflessione interna ed esterna in merito alla qualità dell’informazione che i lucani hanno diritto di ricevere e a chi è impegnato in prima linea a farla. Stessa cosa auspico che accada nell’Associazione della Stampa di Basilicata, sentinella dei diritti di chi fa informazione ma anche di chi ne è destinatario, impegnata, tra le varie cose, a difendere la sacralità dell’articolo 21 della Costituzione.
Apprendere che un giornalista si prestava a redigere comunicati stampa, ad origliare, a guardare dal buco della serratura, per conto di chi aveva avviato la macchina del fango è di una gravità inaudita, così come apprendere che il medesimo giornalista si prestava ad altre operazioni ed attività. Nulla a che fare con il giornalismo e la comunicazione istituzionale.
Il presidente della Provincia di Potenza cosa dice in merito? Come ne esce l’immagine di un Ente così importante e ancora sentito molto vicino dai cittadini? Come ricostruirà l’immagine della Provincia di Potenza e con chi, dopo questa inchiesta (non la prima ad interessare il noto comunicatore)? Il solito giornalista, da quanto apprendiamo dalla stampa, era un habitué degli uffici dell’ex Prefetto di Potenza: tale circostanza rattrista e preoccupa. Aveva il tempo di occuparsi della comunicazione della Provincia di Potenza o prediligeva le pubbliche relazioni – non richieste – e fare altro, compresa la scrittura di post su Facebook tanto demenziali quanto sgrammaticati (una vera onta per chi si impegna a fare vero giornalismo)?
Spero davvero che venga fatta chiarezza e che il presidente della Provincia di Potenza intervenga quanto prima. Il suo silenzio è intollerabile. Il danno arrecato all’Ente che presiede e ai lucani è enorme. Nel frattempo, consiglio un libro, soprattutto a chi, in questi giorni, ha a disposizione più tempo per leggere: “Etica della comunicazione” (Carocci) del professor Adriano Fabris.
Gianni Leggieri
Consigliere regionale del MoVimento Cinque Stelle