In tutto il mondo i giornalisti subiscono minacce ed attacchi fisici e, spesso, vengono commessi veri e propri crimini nei loro confronti. Nel 2013 l’ONU ha proclamato il 2 novembre ‘Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti’ in memoria dell’omicidio di due giornalisti francesi uccisi nel Mali nello stesso anno. Un impegno forte per difendere le vite dei giornalisti e la libertà di stampa, valore fondamentale della nostra società.
Tra il 2006 e il 2020, sono oltre 1.200 giornalisti sono stati uccisi in tutto il mondo e 9 casi su 10 di questi omicidi sono rimasti irrisolti e l’impunità, purtroppo, crea ulteriore corruzione e criminalità. Tra il 2016 e il 2020 le uccisioni di giornalisti sono diminuite del 20% rispetto al precedente quinquennio. I dati raccolti nel 2021 mostrano che il tasso di impunità (87%) è ancora molto elevato rispetto agli anni precedenti. Sono i paesi dell’America Latina e dei Caraibi che presentano il più alto numero di omicidi di giornalisti che sono anche soggetti a innumerevoli minacce, rapimenti, torture, molestie, al fine di impedire la libera circolazione di informazioni.
A tal proposito voglio ricordare il fotoreporter lucano, Ascanio Raffaele Ciriello, nato a Venosa, ucciso dalla raffica di un carro armato israeliano a Ramallah, in Cisgiordania, nel marzo del 2002, pochi mesi dopo la morte della giornalista del Corriere della Sera, Maria Grazia Cutuli. Entrambi sono stati esempi di un giornalismo attento e scrupoloso, caratterizzato dalla presenza fisica sul luogo dei fatti. Un giornalismo forse oggi scomparso e sempre più affidato alle indiscrezioni dei social con buona della ricerca e verifica delle fonti. Proprio per questo l’esempio di “Lello” Ciriello va sempre ricordato e fatto conoscere soprattutto alle giovani generazioni.Mi impegnerò per mantenere viva la memoria del lucano Raffaele Ciriello, affinché la sua figura sia sempre valorizzata nella sua terra, il Vulture, e in Basilicata. Nel 2022 ricorrerà il ventesimo anniversario della sua scomparsa, sarebbe opportuno che il Consiglio regionale della Basilicata pianifichi una serie di iniziative per onorare la sua memoria. Mi farò promotore presso l’Ufficio di Presidenza affinché Raffaele Ciriello venga ricordato con tutti gli onori che un grande fotoreporter come lui merita.
Altra figura importante è quella di Mimmo Beneventano, medico, giornalista e amministratore locale di origine lucane, ucciso in un agguato di camorra ad Ottaviano il 7 novembre del 1980. Aveva trentadue anni quando è stato ammazzato. La sua famiglia era originaria della Lucania e anche Mimmo era orgoglioso delle sue radici, molto legato al suo paese, Sasso di Castalda, dove era impegnato politicamente e socialmente, colpevole di aver denunciato gli affari del “partito del cemento” e i rapporti tra politica e camorra.
Ricordare oggi tutti i giornalisti uccisi, torturati e rapiti, ha un solo significato, ovvero sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di investigare e perseguire non solo gli omicidi ma anche le minacce di violenza contro i giornalisti. Riconoscere sempre il loro impegno e la loro passione a favore della legalità e di contrasto agli affari del crimine organizzato.
Gianni LEGGIERI
Consigliere Regionale M5S Basilicata