Le elezioni politiche si avvicinano: lo si percepisce dal comportamento ormai schizofrenico della maggioranza pittelliana.

Osservando lo scacchiere politico nazionale, l’incoerenza di Renzi è massima: qualche settimana fa era per “elezioni subito”; oggi, alla luce delle ultime batoste nelle elezioni amministrative, rinvia tutto a febbraio-marzo 2018, a scadenza naturale del Parlamento.

E in Basilicata, i politici lucani cercano disperatamente di riposizionarsi per assicurarsi una poltrona; soprattutto il nostro Presidente Marcello Pittella, che in Basilicata ha fallito in tutto (come certificato dagli ultimi dati della Cgia di Mestre). Oltre alle pendenze giudiziarie presso la Corte dei Conti (e altre vicende poco chiare), Pittella è l’ennesimo esempio di politico professionista, esperto di approssimazione, insipienza e problematiche irrisolte. Dopo aver affondato la Basilicata, per Renzi, Pittella va promosso onorevole, senatore o, meglio ancora, Viceministro, assicurandogli una postazione almeno pari a quella dei suoi eminenti predecessori Bubbico e De Filippo.

Visto il disastro in corso e la conseguente difficile ricandidabilità alle prossime elezioni regionali, è presumibile che Pittella tenti il trasloco a Roma. In altre parole, prova “il salto della quaglia”, o meglio, nel suo caso, “il salto della calandra”, uccello che nidifica anche in Basilicata. Ad attenderlo, l’immunità, provvidenziale scudo per eventuali pendenze giudiziarie, e le immancabili laute prebende, nonché i vari privilegi parlamentari.

Per spiccare il volo della calandra verso Roma, Pittella ha urgente bisogno di varare una modifica statutaria: una “norma ad personam che sistemi gli amici consiglieri e assessori regionali. Attualmente, considerato che le poltrone di Presidente della Giunta regionale e di parlamentare sono incompatibili, in caso di dimissioni di Pittella scatterebbe il meccanismo dell’art. 54 del nuovo Statuto della Regione Basilicata, vigente da appena poco più di sei mesi, che prevede lo scioglimento automatico del Consiglio regionale. E quindi ecco spiegata la ragione della modifica statutaria, urgente e indifferibile ad uso e consumo degli amici di Pittella: si cambia semplicemente l’articolo 54 dello Statuto prevedendo che, in caso di scioglimento del Consiglio regionale per dimissioni del Presidente della Giunta regionale, le poltrone (e le indennità) dei consiglieri regionali siano prorogate fino alla proclamazione degli eletti (di nuove elezioni indette entro tre mesi).

In questo caso, le funzioni del Presidente della Giunta regionale verrebbero esercitate dal Vice Presidente della Giunta: i poteri della stessa Giunta regionale e del Consiglio resterebbero limitati, nelle rispettive attribuzioni (esecutivo e legislativo), all’ordinaria amministrazione e agli atti necessari, urgenti e indifferibili. Insomma, una proposta di legge regionale “Salva Poltrone” che è passata in Consiglio Regionale con il solo voto contrario del M5S. Mentre il territorio lucano si desertifica stretto nella letale tenaglia di dissennate estrazioni petrolifere e di una preoccupante crisi idrica, Pittella e la sua maggioranza si preoccupano delle proprie prospettive, dei propri stipendi e delle indennità. Dell’inganno pittelliano non resta che un poltronismo autoreferenziale come metodo di malgoverno.

Un metodo sul quale sinistra, centro e destra riescono sempre a trovare l’accordo e la condivisione consociativa: inciucio, ammucchiata o “governo di unità municipale” (come quella realizzata a Matera e già sperimentata a Potenza), nazionale o regionale. Chiamiamolo come vogliamo: la realtà semplice e sconvolgente è che Renzi, Pittella, De Luca e De Ruggieri, di risolvere i problemi dei cittadini (di lavoro, di assistenza sanitaria, di trasporto, di scuola e di servizi pubblici in generale) se ne infischiano.  Il Potere lo usano e continueranno ad usarlo solo ed esclusivamente per fini che nulla hanno a che fare con l’interesse collettivo, con il bene comune. L’aumento dei poveri, dei malati, degli emarginati, dei disoccupati significa aumento del potere di ricatto clientelare. Non c’è che una via d’uscita per riprendersi dignità e libertà: il M5S al governo. Anche della Regione Basilicata.

Gianni Perrino
Gianni Leggieri

M5S Basilicata – Consiglio Regionale

 

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