Come volevasi dimostrare: tutte le volte che il “rivoluzionario democratico” di Lauria e il PD lucano tentano di legiferare in materia di gestione del petrolio e dei rifiuti in Basilicata, il ducetto di Firenze interviene a impugnare le norme regionali. Come a ribadire a Pittella e ai lucani, parafrasando la celebre battuta di Sordi ne “Il Marchese del Grillo”: “Io so’ io… e voi lucani non siete un c…!”

Dopo il sonoro ceffone ricevuto lo scorso settembre – quando Renzi decideva di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la L.R. 17/2014, quella con cui Pittella voleva tirare fuori le royalties del pretrolio dal patto di stabilità – i lucani ricevono un’altra proditoria “legnata”: questa volta il Governo ha deciso di impugnare gli art. 27, 28, 29, 30 e 47 del “collegato” alla legge di stabilità 2015 (L.R. 4-2015) per violazione dell’art. 117 della Costituzione ovvero delle competenze legislative concorrenti Stato-Regioni.

Di cosa si tratta?  I primi articoli (artt. 27, 28, 29 e 30)  riguardano le famose “disposizioni in materia di intese tra la Regione Basilicata e lo Stato”: norme che, come sosteneva “gongolando” Pittella, avrebbero addirittura consentito alla Regione Basilicata di bloccare le trivelle petrolifere e il maledetto Sblocca Trivelle (art. 38 dello Sblocca Italia); l’art. 47 invece contiene la strategia regionale “Rifiuti Zero 2020” che prevede l’eliminazione graduale degli inceneritori e un notevole ridimensionamento delle discariche grazie ad una raccolta differenziata finalmente da paese civile (oltre l’80%).

Con questa nuova impugnazione, smentendo clamorosamente Pittella, Renzi dimostra di non voler concedere alcuna sovranità ai lucani: Renzi non vuole alcun tipo di mediazione e di ostacolo alle trivellazioni e all’incenerimento dei rifiuti. Insomma, “Credere, Obbedire, Combattere!”: e la Basilicata deve soltanto obbedire ai diktat renziani! E che fa Pittella dinanzi a questo stillicidio di soprusi e stilettate nelle terga dei lucani? Reagisce affidando l’incarico di difendere dinanzi alla Corte Costituzionale la Basilicata dalla sconfinata cupidigia di Renzi quello che sembra essere assurto a vero e proprio “consulente personale di fiducia” di Pittella: tale Beniamino Caravita di Toritto, professore ordinario all’Università “La Sapienza” di Roma, uno dei 35 “Saggi” scelti dall’ex premier Letta per riformare la Costituzione. E siamo a 2: tanti sono gli incarichi che il prof. Caravita di Toritto, in pochi mesi, ha ricevuto da Pittella cumulando un totale di oltre 37.000,00 euro (cui vanno aggiunti IVA e contributi previdenziali): rispettivamente, 18 mila euro per il primo incarico (difesa innanzi alla Corte Costituzionale relativa alla legge regionale, impugnata da Renzi, che vuole le royalties fuori dal patto di stabilità) cui si sommano gli oltre 19 mila euro del recente incarico “bis”.

Eppure alcune circostanze e talune “zone d’ombra” avrebbero dovuto consigliare a Pittella maggiore riflessione e prudenza prima di affidare ben due incarichi al prof. Caravita: anzitutto, il rispetto del principio di cosiddetta “rotazione” previsto dal Codice di Contratti Pubblici (D.Lgs. n. 163/2006) che prevede, anche per affidamenti inferiori a 40 mila euro e anche per gli incarichi legali, una alternanza tra i professionisti incaricati. Ma, fosse solo questo il problema! Anche in questo caso, Pittella ha deciso di affidare un incarico delicatissimo a persona che, come riferiscono il Fatto Quotidiano e la Repubblica, risulta essere “attenzionata” dalla Procura di Bari nell’ambito dell’inchiesta su concorsi universitari truccati: l’inchiesta nasce dalla denuncia della Gdf per truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falso ideologico per 38 persone tra le quali figurano anche 5 dei 38 “saggi” scelti da Letta per riformare la Costituzione. Caravita è tra questi 5 c.d. “saggi”, accusati, come gli altri indagati, di associazione a delinquere finalizzata a “pilotare” i concorsi per assegnare le cattedre di professore universitario.

Ma vi è di più e, forse anche di peggio, purtroppo. Ecco la ciliegina (avvelenata) sulla torta: come si può leggere nella sentenza del Consiglio di Stato n. 5054 del 13 Ottobre 2014, il chiarissimo professor Caravita è l’avvocato difensore di fiducia dell’ENI.
Come è possibile, presidente Pittella, che Lei abbia affidato per ben due volte la difesa dei lucani all’avvocato dell’ENI? Per giunta, senza rispettare il principio di rotazione e alternaza negli incarichi professionali e affidando a persona coinvolta in una torbida inchiesta su concorsi universitari truccati? Oppure è ormai consuetudine invalsa in Regione Basilicata e negli enti strumentali regionali affidare proprio gli incarichi più delicati a professionisti non proprio “illibati” (si veda ad esempio l’ultimo incarico disposto da Schiassi, Direttore ARPAB, a Santarsia) o in palese conflitto di interessi con la Basilicata e i lucani? Perchè non affidare la difesa dei lucani a professionisti come il prof. Alberto Lucarelli, ordinario di istituzioni di diritto pubblico all’Università degli studi di Napoli “Federico II”,  giovane e competente giurista, noto per la battaglia per una gestione democratica dei beni comuni e, in particolar modo, attivissimo nei referendum (vittoriosi) contro la privatizzazione del “bene acqua”?

Evidentementente certe scelte vengono imposte dall’alto e Pittella è solo la triste maschera, l’attore che recita malamente un copione già scritto a Palazzo Chigi: quello che vuole una Basilicata, terra prediletta di trivelle e inceneritori. Tocca ai lucani ribellarsi al disegno renziano di trasformare la Basilicata in un deserto inabitabile. Tocca ai lucani difendere, con le armi più potenti a disposizione del popolo (quelle democratiche e nonviolente del voto) il futuro della propria terra e della propria vita.  E riprendersi i diritti e la sovranità garantita nella Costituzione: tocca a tutti i lucani, “nessuno si senta escluso” (De Gregori).

Gianni Perrino
Capogruppo M5S Basilicata 

 

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