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Pur di non prendere una posizione chiara sul processo “Monnezzopoli” (una mozione del M5S chiedeva l’impegno della regione a costituirsi parte civile nel processo), i consiglieri di maggioranza si inventano una nuova regola: emendare le mozioni. Leggieri e Perrino non ci stanno e rimandano al mittente la proposta, la maggioranza si nasconde nell’astensione e nel non voto bocciando di fatto la mozione.
Monnezzopoli vede tra gli indagati note società dello smaltimento rifiuti, amministrate da personaggi che hanno fatto della gestione dei rifiuti urbani e speciali un florido business, svolgendo i propri affari in tutta la regione, ed in particolare nei comuni di Matera, Salandra, Lauria e Pisticci. I rifiuti erano anche extraregionali  grazie a vecchi accordi sottoscritti dalle passate compagini politiche, delle quali molti esponenti tuttora gravitano attorno ai  palazzi governativi  nonché allo stesso Consiglio Regionale.