Riflessioni sulle basi morali della nostra società fatte da chi in Lucania non era nato; difficile il tema affrontato in questa nota, difficile descrivere, ricercare, soprattutto quando la nostra opinione, alcune volte caratterizzata da facili quanto inutili campanilismi, si radica in convinzioni profonde e, dal nostro punto di vista, fondate. Ma oggi è proprio così diverso???

Era il 1950, andava sempre più affermandosi la scienza antropologica intesa come studio delle culture e delle comunità con le loro basi ideologiche e morali all’origine delle rappresentazioni pratiche. Americani, Australiani e Inglesi avevano portato avanti fin dalla metà del 1800, attraverso le loro ricerche sul campo, l’idea che ciascuna cultura potesse essere analizzata nei propri atteggiamenti espressivi: le regole perseguite, le relazioni create, le divinità adorate, gli usi e costumi, il linguaggio. Si tratta di studi di grande utilità che naturalmente richiedono cautela nel generalizzarne i risultati e che ovviamente non possono chiarire tutti gli aspetti della nostra organizzazione sociale, ma possono metterne a contatto diversi.

Per i ricercatori la Basilicata, e parte del Sud Italia, assunsero nel panorama europeo grande rilevanza soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. Ai primi scritti di carattere romanzesco-antropologico come il Cristo di Levi si sommarono gli studi di Banfield e le ricerche di De Martino sui lamenti funebri. L’immediato successo mondiale del romanzo di Levi e degli studi di Banfield determinarono dal secondo dopoguerrain poi una sorta di immigrazione antropologica verso la Lucania. Gli scritti menzionati furono oggetto di studio in tutti i più importanti insegnamenti di italianistica e di antropologia del mondo: da Oxford e Cambridge fino alle università in Usa, Canada ed Australia. La Lucania dunque, conosciuta nel mondo accademico fin dagli anni ‘60, anche per la sua posizione in un territorio difficile di un paese diventato “di frontiera”, ha ospitato diversi studenti stranieri di materie umanistiche, antropologia e sociologia, spintisi per curiosità intellettuale o ricerca nei magici luoghi descritti dai loro eminenti predecessori. Tra le cause di cotanta curiosità intellettule nei confronti dei lucani non vi furono la modernità, la capacità creativa, l’innovazione e laricerca, la meritocrazia, la crescita collettiva morale, culturale, etica alla fine delle penurie dettate dalle due guerre mondiali. Non vi furono nemmeno la capacità e la volontà di associarsi per raggiungere lo scopo comune del miglioramento delle precarie condizioni di vita dell’epoca.

Gli studiosi (fra iquali F. Cancian, J. Davis, A. Pizzorno, D. De Masi, J. Galtung, A. Colombis) analizzarono e dibatterono invece, partendo dalla Basilicata degli anni ’50, su una serie mortificante di umane condizioni che classificarono nel 1976 come, Le Basi Morali di una Società Arretrata. Nel 1954 il trentottenne Edward C.Banfield e sua moglie Laura Fasano Banfield originaria di una famiglia di emigranti, si stabilirono con i loro due figli per 9 mesi a Chiaromonte (Pz). Avviarono ricerche destinate ad alimentare un notevole dibattito, anche politico, sulla questione del mezzogiorno e sulla strana sindrome che lo stesso ricercatore chiamò Familismo Amorale (rappresentativo, per alcuni, anche del resto della Lucania, Abruzzi, Calabria, delle zone interne della Campania,delle zone costiere siciliane).

Chiaromonte contava all’epoca della ricerca 3.400 abitanti; oggi ne conta circa 1.800. Questo vuol dire che, paradossalmente, durante gli anni di maggiore modernizzazione e crescita economica italiana, il paese lucano e la Basilicata hanno regredito il loro numero di abitanti in modo sostanziale. Il Familismo Amorale si traduce in sintesi nell’incapacità di associarsi, di fare gruppo, unirsi e organizzarsi attivamente al fine di migliorare la qualità della vita della collettività e, di conseguenza, quella individuale. In questo contesto di arretratezza, estrapolato in piccola parte nei righi seguenti, ciascun individuo opera in primis per sè e poi per il suo strettissimo nucleo. Questo insieme di cattive abitudini scaturisce secondo Banfield da 3 fattori: l’alta mortalità, un determinato assetto fondiario e l’inesistenza della famiglia estesa di tipo patriarcale.

Assenza di senso civico: “25 uomini delceto più abbiente sono membri di un circolo e dispongono di una sede dove si può giocare a carte e discorrere. E’ l’unica associazione del paese. A nessuno dei membri è mai venuto in mente che l’associazione potrebbe anche occuparsi dei problemi del paese o iniziare un progetto…Alcune suore si prodigano per mantenere in vita un orfanotrofio femminile nel vecchio edificio di un ex-convento, ma non si tratta di un’iniziativa locale e, benchè le bambine provengano da famiglie locali, gli abitanti di Montegrano (pseudonimo di Chiaromonte) non contribuiscono in misura alcuna alle spese. Il convento è un rudere ed in pessimo stato di manutenzione ma nessuno dei molti manovali occupati saltuariamente ha mai pensato di offrire una giornata lavorativa per fare delle riparazioni…Le migliori famiglie della città vanno daccordo, e molti membri delle classi abbienti guardano con comprensione alla miserabile condizione di vita dei contadini. Ma questa comprensione non si concreta in iniziative volte a mutare lo stato reale delle cose”.

La povertà: “La lista dei poveri del comune comprende 350 famiglie le quali ricevono gratis cure mediche e medicine essenziali. Il dott. Franco Gino, medico condotto, sostiene che ogni anno una media di 50 pazienti vengono da lui, malati semplicemente di fame. Questa gente costituisce un problema difficile: poichè i loro stomaci sono contratti non sentono i morsi della fame; con una dieta a base di latte, uova, carne ed una cura di vitamine, si rimetterebbero rapidamente. Ma, allora, tornando il loro stomaco in condizioni normali, sentirebbero nuovamente la fame; e poichè non possono continuare una dieta adeguata, in breve tempo ricadrebbero nuovamente nel tormento della fame. A questa gente il dott. Gino è costretto a dire che non può far niente per loro”.

La Politica: “A Montegrano e nei paesi vicini uno non fa a tempo ad essere eletto che già i suoi elettori si sono violentemente rivoltati contro di lui. Appena entra in carica, dicono i suoi votanti e spesso hanno ragione, si lascia corrompere, diventa arrogante nell’uso delle sue prerogative e antepone i suoi interessi a tutto e a tutti. Alle elezioni successive, però, o se possibile anche prima, i suoi elettori faranno in modo di ripagarlo”.

I contadini: “Quando il contadino parla della miseria intende in primo luogo il suo pesante lavoro, gli abiti miserabili ed il pane che spesso è tutto quello che ha da mangiare…La malinconia del contadino è in parte causata dalle preoccupazioni. Egli non ha denaro da parte ed è sempre angustiato da ciò che potrebbe succedere. Quando un maiale restò strangolato dalla sua corda un contadino e sua moglie ebbero una crisi di vera disperazione: la moglie si strappava i capelli e batteva la testa contro il muro mentre il marito sedeva sgomento e senza parole. La morte del maiale significava che non avrebbero avuto carne per tutto l’inverno, nè lardo da mettere sul pane, niente da vendere per pagare le tasse e comprare un altro maialino per l’anno successivo…Salvo rare eccezioni il contadino di Montegrano odia la terra, avverte pienamente l’esistenza del mondo che sistende al di là del suo paese e aspira disperatamente a divenirne pienamente partecipe”.

L’ isolamento: “Nel corso della loro vita pochissimi montenegresi hanno contatti diretti con ciò che esiste al di là del paese: infatti ben pochi ad eccezione della ristretta minoranza che costituisce la classe abbiente, si servono delle strade e dei mezzi di comunicazione…Nessun turista raggiunge Montegrano, e l’arrivo di una macchina “forestiera” è un evento che attira l’interesse generale”.

La scala sociale: “A Montegrano esiste sempre il pericolo che, da una generazione all’altra, una famiglia decada dalla scala sociale. Se il primogenito è un poco di buono, beve e non studia, può costituire la rovina per l’intera famiglia: la famiglia ha infatti investito in lui tutte le sue risorse nell’attesa che diventato medico o avvocato o impiegato dello stato (sono queste praticamente le sole alternative prese in considerazione da un meridionale), egli aiuti i fratelli e le sorelle minori…Nelle famiglie con 2 figli maschi e una femmina il figlio minore si trova in una posizione di svantaggio: il maggiore infatti riceve un’educazione completa, la figlia la metà delle proprietà in dote, che aggiunta ai beni del marito, la mette in posizione piuttosto elevata. Invece il figlio minore riceve un’educazione minore a quella del fratello ed un capitale ridotto rispetto alla sorella: i suoi figli saranno in una posizione socialmente inferiore a quella dei loro cugini germani…anche gli artigiani temono che i loro figli debbano lavorare la terra. I piccoli proprietari sanno che se la loro famiglia è numerosa i loro figli saranno braccianti e la loro proprietà sbriciolata fra tutti”.

Secondo le esperienze e le ricerche di Banfield, che gli valsero anche fortunate consulenze per l’allora presidente degli Stati Uniti, in una società di familisti amorali la speranza di vantaggi materiali a breve scadenza è il solo motivo d’interesse per le cose pubbliche, un privato cittadino che si interessi seriamente ad un problemapubblico è considerato anormale e perfino sconveniente, manca qualsiasi forma di controllo dell’attività dei pubblici ufficiali poichè questo controllo spetta solo ai loro superiori gerarchici, l’incapacità di dare vita e mantenere forme di associazioni basate sulla fiducia reciproca è certamente una delle cause più importanti dell’arretratezza sociale ed economica della zona, coloro che ricoprono cariche pubbliche non identificandosi nell’organismo al quale appartengono, si daranno da fare solo quel tanto che basti per conservare quel posto, si agirà in violazione della legge ogni qualvolta non vi sia una minaccia di punizione, i deboli sono favorevoli a un sistema in cui l’ordine sia mantenuto con la maniera forte, se un individuo o un’organizzazione dichiara di agire in nome del pubblico interesse piuttosto che per fini personali, verrà considerato una frode.

All’interno di questo tipo di società mancano le coerenze fra l’ideologia politica ed il comportamento quotidiano concreto, nessuno prende l’iniziativa di perseguire una linea comune perchè se qualcuno assumesse una posizione di guida il gruppo non lo accetterebbe come tale per mancanza di fiducia, gli elettori hanno poca fiducia nelle promesse che vengono fatte dai partiti. Si da il voto in cambio di benefici ricevuti piuttosto che per vantaggi promessi; esiste inoltre la diffusa convinzione che qualunque sia il gruppo al potere, esso è corrotto ed agisce nel proprio interesse. Di conseguenza l’elettore si serve del voto come strumento di punizione per ripagare non favori, ma ingiustizie.

Il familista amorale, che riveste una carica pubblica, accetterà buste e favori se riesce a farlo senza avere noie ma, in ogni caso, che lo faccia o no, la società di familisti amorali non ha dubbi sulla sua disonestà; si serve del voto per ottenere il maggior vantaggio a breve scadenza; apprezza i vantaggi per la comunità solo se egli stesso e i suoi ne abbiano parte diretta; si considera danneggiato se altri vengono a trovarsi in una condizione migliore. Così accade che misure di riconosciuto vantaggio susiscitino le proteste di coloro che ritengono di non poterne essere beneficiati o perlomeno, non in misura sufficiente.

Secondo molti studiosi è eccessivo addossare le colpe delle nostre società, lucana, italiana, europea e americana al Familismo Amorale, ma è opportuno sottolineare che esso è una sindrome: “una società che presenta alcuni degli elementi che costituiscono una sindrome differisce in modo decisivo da una che li presenta tutti insieme”.

E OGGI…SIAMO PRONTI PER SUPERARE QUEST’OSTACOLO SECOLARE ?

 

 

Fonti:

–      Angelomichele De Spirito, Antropologia della famiglia meridionale, editrice Ianua;

–      Ugo Fabietti, Storia dell’Antropologia, Zanichelli;

–      Edward C. Banfield, Una comunità del Mezzogiorno, problemi della società italiana, il Mulino;

–      Edward C. Banfield, Le basi morali di una società arretrata, il Mulino;

–      Gabriele Di Stasio, Torri di Uomini in Basilicata, Sacco Editore.

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