La notizia riportata oggi da La Nuova del Sud non può passare sotto silenzio soprattutto perché rappresenta l’ennesimo tassello che va a comporre un quadro drammatico e sconcertante.

Un quadro che getta ombre sempre più lunghe sulla gestione politico-amministrativa della vicenda petrolio nella nostra Regione e soprattutto desta non pochi legittimi sospetti sull’operato di questi anni di ENI.

Ritorna infatti alla ribalta la vicenda di Gianluca Griffa, giovane ingegnere piemontese, responsabile per diversi anni proprio del Centro Oli idi Viggiano. Ebbene, il giovane Griffa è stato trovato nel 2013 impiccato ad un albero in un bosco nei pressi di Montà d’Alba in provincia di Cuneo. Un suicidio strano molto strano, di quelli che subito fanno pensare ad uno dei tanti misteri di questa nostra Italia.

Fino a pochi mesi prima di morire, l’ingegnere piemontese aveva infatti ricoperto il ruolo di responsabile del Cova di Viggiano e lo stesso era inserito nell’elenco delle persone che la Procura di Potenza intendeva sentire a sommarie informazioni nell’ambito della indagine epidemiologica sulle conseguenze delle attività estrattive di ENI in Val d’Agri.

Un suicidio che appare tempestivo e quanto mai sospetto, soprattutto se si considera che l’ex responsabile del Cova ha lasciato vari documenti che compongono una sorta di memoriale nel quale si parla proprio della esperienza lavorativa in Basilicata. Documenti in cui si parla proprio di ammine, di emissioni e fiammate anomale, ovvero di tutte quelle problematiche che pochi mesi più tardi sarebbero state portate all’attenzione di tutti dal M5s e da varie associazioni che operano nella nostra Regione.

Una vicenda che non può e non deve cadere nel dimenticatoio e che merita la giusta attenzione da parte della politica e della magistratura.

Anche questa volta non ci accontentiamo di un semplice “non sapevo nulla” da parte del Presidente Pittella, pretendiamo risposte chiare e azioni concrete. Siamo stanchi di vedere che solo chi governa questa amministrazione è sempre all’oscuro di tutto e non vede quanto sia inquietante il quadro generale che si è venuto a delineare rispetto alle vicende del Cova di Viggiano.

Per questo torniamo a chiedere con forza una commissione speciale di inchiesta che con l’ausilio di esperti indaghi a 360 gradi sulle vicende del Cova e in generale sulla storia degli ultimi 20 anni di estrazioni petrolifere nella nostra Regione.

E’ necessario chiudere questa pagina oscura della politica e della storia di questa Regione, ma prima di farlo occorre fare chiarezza e dare risposta ai tanti interrogativi che ormai sono sotto gli occhi di tutti.

Meritiamo tutti di conoscere la verità, di sapere chi ha speculato sulla nostra salute e sulla vita dei nostri figli.

Gianni Leggieri
Capogruppo M5S Basilicata

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