Su tutta la regione e, in particolare, in Val D’agri spira un forte vento di propaganda, reso irrespirabile dall’olezzo mefitico dell’idrogeno solforato (H2S). La causa scatenante di questa perturbazione ventosa è quel Claudio Descalzi, Amministratore delegato di ENI S.p.A., per il quale la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di corruzione internazionale per l’acquisizione nel 2011 di un giacimento petrolifero in Nigeria.

A margine dell’assemblea degli azionisti di ENI, Descalzi ha rilanciato ha fatto l’ennesimo spot per tentare di placare gli animi dei lucani sulla disastrosa situazione del COVA. Il numero uno di Eni ha parlato di non meglio precisati investimenti per lo sviluppo del polo biopetrolchimico in Val D’Agri.

Stando sempre alle fumose dichiarazioni di Descalzi, meritano di essere sottolineate le velate rivendicazioni dell’Ad di ENI sull’aumento della produzione fino a 104 mila barili/giorno, come previsto dagli accordi siglati a suo tempo.

Nelle stesse ore, sulle maggiori testate giornalistiche locali, sono comparsi alcuni annunci di lavoro targati cane a sei zampe, relativi a posizioni lavorative da coprire proprio nella sede di Viggiano.

Non sono mancati imbarazzanti plausi alle vaghe promesse di Descalzi da parte di associazioni, organizzazioni sindacali e qualche partito, quasi a dimenticare gli esperimenti all’insegna della chimica di stato già ampiamente falliti in Val Basento, che ci hanno consegnato un Sito di Interesse Nazionale che necessita di una immediata bonifica.

È nostro dovere rammentare a Descalzi che è finito il tempo della propaganda becera basata sul ricatto occupazionale. Gentile Descalzi: la Val D’Agri, l’intera Basilicata, non sono affatto “casa vostra”. Prima di fare promesse olezzanti di idrogeno solforato, si concentri, tanto per cominciare, nel risolvere il gravissimo problema dei serbatoi “colabrodo” del COVA: un problema che potrebbe aver provocato un danno serissimo alle falde idriche del sottosuolo dell’area circostante. L’unico investimento credibile che potete fare in questa terra lucana martoriata dalle trivellazioni, dalla miseria e dall’emigrazione, è quello di programmare una vostra definitiva exit strategy. Descalzi, se “come italiano” il suo  “desiderio più grande è lavorare in armonia, in modo credibile in Italia”, Lei ed ENI (come le altre compagnie) non potete continuare a farlo a discapito dei lucani, costringendoli ad abbandonare le proprie terre per un piatto di lenticchie (spesso nemmeno “biologiche”). L’unico futuro sostenibile e possibile per la Basilicata è quello delle energie rinnovabili: le energie fossili e le trivellazioni sono il passato, Descalzi. Se ne faccia una ragione.

Gianni Perrino
Gianni Leggieri
M5S Basilicata – Gruppo Consiliare

 

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