Quando si parla di COVA a Viggiano, le sorprese non mancano mai. Ed è così che, durante la conferenza stampa tenutasi in via Verrastro per aggiornare i lucani sul grave episodio di inquinamento che interessa il centro olio, è emerso un particolare raccapricciante: la presenza di una rete di drenaggio al di sotto del COVA che avrebbe contribuito a convogliare l’inquinante verso i pozzetti all’esterno del centro. A sentire le parole di Pittella e dei dirigenti ARPAB si tratterebbe di una sorta di oggetto sconosciuto, sia per ARPAB che per ENI, risalente alla fine degli anni ‘80.

Per anni la Regione Basilicata ha consentito ad Eni di fare quel che voleva, senza imporgli nessuna condizione particolare, facendo quindi in modo che il controllato fosse  controllore di se stesso.

Per anni la Regione non ha messo l’Arpab nelle condizioni di poter operare al servizio della tutela dell’ambiente, dotandolo di personale, strumenti e finanziamenti adeguati. Per le analisi su diverse matrici ambientali, Arpab non è accreditata

Ora, dopo venti anni in cui Eni ha sostanzialmente devastato la Val d’Agri, grazie alla complicità del Pd, dei Bubbico, dei De Filippo e dei Pittella, ecco che il governatore della Basilicata Marcello Pittella si sveglia dal lungo torpore e si presenta come un agguerrito ambientalista che è pronto a bloccare lo strapotere delle società petrolifere.

Ed eccolo, in pompa magna, nella conferenza stampa di stamattina, ad ammettere che il Cova-Eni sta inquinando pesantemente le acque sotterranee della Val d’Agri e fa mea culpa su quello che andava fatto e non è stato fatto. Eccolo, con la sua nuova narrazione propagandistica, a spingere  l’Arpab ad essere più trasparente, puntuale e determinata rispetto ai controlli ambientali; a controbattere  all’ad di Eni De Scalzi che vorrebbe una Basilicata silente e subalterna.

Tutto questo, non ci convince neanche un po’ e ci spinge a dire che occorrono fatti e non proclami o annunci. Pittella sarebbe credibile se negli ultimi lustri  non fosse stato una figura apicale del Pd lucano, nonché grande amico del governo Renzi, che ha voluto lo Sblocca Italia. Se non fosse stato consigliere regionale, assessore regionale e da quattro anni presidente della Regione Basilicata.

Se il governatore vuole sposare le battaglie del M5S lucano e delle associazioni ambientaliste, e se teme gli interventi della magistratura, si attivi affinché il Cova venga subito chiuso, in attesa che l’Eni affronti i problemi dei serbatoi senza doppio fondo e della sicurezza totale dell’impianto e fino a quando non viene effettuata una seria bonifica di tutto il territorio colpito dalle fuoriuscite del greggio.

Rispetto poi all’incontro che si è svolto stamattina nella sede dell’Agrobios di Metaponto, tra esperti e tecnici del M5S, la professoressa Albina Colella dell’Università della Basilicata,   dirigenti e tecnici di Arpab, per programmare campionature e analisi congiunte al fine di verificare lo stato delle acque del Pertusillo, c’è stato un lungo confronto che, pur se interlocutorio, è durato circa tre ore.

Alla fine è stato concordato che, nei prossimi giorni, sarà avviato l’iter per definire un progetto-protocollo comune e condiviso che verrà attuato per effettuare campionature e analisi congiunte, qualora ci fosse un nuovo allarme idrocarburi che dovesse investire le acque dell’invaso.

Piernicola Pedicini M5S Parlamento Europeo
Gianni Perrino M5S Basilicata
Gianni Leggieri M5S Basilicata

 

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