Un silenzio assordante è calato sulla intera vicenda che riguarda l’inceneritore “Fenice”, sulla situazione dei lavoratori, sulla mancata bonifica del sito, sulla situazione ambientale dell’intera area e su quella famosa mozione, votata all’unanimità in consiglio regionale, che preveda uno screening sanitario su popolazione e lavoratori.

Un silenzio complice, tipico della cultura politica italiana. Quando non si può parlare si tace e si costringe tutti a tacere.

Così le istituzioni ed i mezzi di informazione dimenticano le molteplici violazioni compiute dalla Rendine Ambiente srl, così si continua a far operare un’azienda in aperto dispregio di tutte le normative, così si omettono controlli e verifiche necessarie, così ci si dimentica persino di far rispettare la legge.

Intanto ad ottobre i contratti di solidarietà stipulati tra la Rendine Ambiente ed i lavoratori arrivano a scadenza e nessun piano industriale si profila all’orizzonte. Anzi, paradossalmente, nonostante l’aumento di conferimenti di rifiuti da parte di molti Comuni lucani a causa delle disastrose politiche regionali, la Rendine continua a minacciare licenziamenti e riduzioni indiscriminate di personale.

D’altra parte tutta la vicenda dei lavoratori è assolutamente paradossale. Da un lato si licenzia, dall’altro lato invece si obbligano i lavoratori rimasti a fare ore di straordinario, tutto questo in barba alle norme giuridiche e alla logica.

Una vicenda tutta italiana e tutta lucana che mostra la mancanza dello Stato, l’assenza totale delle istituzioni, soprattutto di quelle chiamate a vigilare. Ma in Basilicata siamo abituati ad organismi di controllo non molto avvezzi a compiere il loro dovere.

Così, nel paese dei Balocchi le società come la Rendine Ambiente continuano indisturbate a fare i loro affari, ad operare come meglio credono, senza che nessuno si senta in diritto/dovere di chiedere spiegazioni.

Un appello sento di doverlo lanciare al neo assessore regionale all’ambiente affinché verifichi direttamente la situazione degli impianti, le condizioni di lavoro, il rispetto o meno delle prescrizioni AIA e il rispetto dei contratti di solidarietà stipulati dalla Rendine Ambiente srl.

Sarebbe un atto di concreta discontinuità rispetto ad un passato caratterizzato da troppe ambiguità. Un primo passo di buona volontà che ci auguriamo arrivi presto.

Gianni Leggieri
Capogruppo M5S Basilicata

Articolo precedenteL’indagato è premiato: va proprio a Robortella la Presidenza della Terza Commissione consiliare regionale “Ambiente e territorio”.
Articolo successivoI fondi comunitari finora spesi cosa hanno prodotto? Il “bubbone” della scarsa efficacia della spesa.