Sembrava un terremoto, ma si sta trasformando in un uno tsunami devastante l’inchiesta della Procura di Potenza relativa al  “traffico e smaltimento illecito di rifiuti” del comparto petrolifero “Made in Lucania”. I nomi che si stanno susseguendo fanno bene intendere che il marciume non è solamente nel territorio avvelenato della Basilicata, bensì pare esser penetrato fino ai più alti livelli del governo nazionale.

Oltre a imprenditori, politici e faccendieri lucani, spuntano nomi ben più altolocati come quello del fidanzato del Ministro delle Attività produttive, Federica Guidi, tale Gianluca Gemelli che, per la procura, avrebbe ottenuto una serie di “vantaggi patrimoniali”. Altro che vittorie schiaccianti e linea di dialogo con questo governo, il governatore Pittella dovrà fare ammenda e prendere atto che la Basilicata è al centro di un branco di pescecani che hanno dilaniato la loro preda.

Come cittadini Lucani siamo stufi di tutto questo. L’inchiesta, che tocca quasi tutti i nodi della filiera petrolifera lucana, è solo l’ultimo atto di una serie di malefatte sulle quali il M5S Basilicata ha prodotto una serie di atti quasi sempre minimizzati o ignorati dalla Giunta Pittella e dalla sua maggioranza.

Si sgretola sempre più il castello sul quale si stanno arrampicando i sostenitori della trivella a tutti i costi e tutti coloro che predicano l’ottimismo razionale durante questi giorni di campagna referendaria.
Tra le tesi più ardite c’è quella delle enormi ricadute economiche che le estrazioni di idrocarburi avrebbero sui territori interessati. I personaggi e le aziende senza scrupolo coinvolte nell’inchiesta dimostrano che le ricadute economiche ci sono, ma sono limitate a pochi intimi. Per la collettività niente: solo inquinamento e disoccupazione.

Il 17 aprile andiamo tutti a mandare un messaggio a questa gente ed iniziamo ad accantonare questo marciume: votiamo Sì al referendum sulle trivelle in mare.

Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale

 

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