Dal caso San Carlo ai metodi dei Palazzi di Giunta e Consiglio.

Chi porta voti va ripagato e in Basilicata lo si fa con le nomine dirigenziali e/o di alta amministrazione in uffici con funzioni il più delle volte inutili. Il caso San Carlo fa riflettere. Forse per errore o forse volutamente da qualcuno, fatto sta che sul sito dell’Azienda Ospedaliera del San Carlo sono stati pubblicati i nomi dei vincitori prima ancora dell’espletamento della stessa prova selettiva. Su questo caso farà luce la Procura ma le giustificazioni prodotte dall’Azienda San Carlo sul caso, riguardanti una semplice simulazione, ne fa prevedere da subito gli esiti di quelle che saranno le indagini della magistratura. Ma un altro scandalo, questa volta più silenzioso, lo si rinviene nella DGR 1662/15, del 22 dicembre 2015, in particolare negli allegati riportanti i metodi di valutazione che devono essere utilizzati nelle nomine delle ambitissime posizioni organizzative negli uffici degli enti pubblici regionali e locali, che lasciano un ampio margine di discrezionalità alla dirigenza.

Peccato che detti criteri non sono previsti dalla normativa nazionale (in particolare da quanto prescritto dal D. Lgs. 150/2009) che in tali casi richiede criteri di valutazione oggettivamente riscontrabili attraverso indicatori e parametri che non si rinvengono nella DGR in oggetto. Cosa che fu denunciata già da tempo dal sindacato USB. una libertà di valutazione così incondizionata in capo ai dirigenti non è concepibili oltre che illegittima se si considera che il più delle volte neanche questi hanno le competenze richieste per valutare in maniera oggettiva. Se poi teniamo presente che nella nostra regione le nomine dirigenziali sono vere e proprie nomine politiche, cioè fatta dal “politico di turno”, ne consegue che tale discrezionalità estende inevitabilmente l’ingerenza politica anche alle posizioni organizzative e quindi nel restante comparto degli uffici della pubblica amministrazione.

Infatti, le nomine P.O. non sono dirigenziali ma comportano una certa responsabilità accrescendo non solo l’aspetto retributivo ma anche quello autoritativo. Il principio della separazione dell’attività politica da quella amministrativa è irrimediabilmente leso. L’unica strada è quella di impugnare il documento dinazi al TAR della Basilicata. Il quadro è chiaro, se al San Carlo riportano i vincitori prima dell’espletamento della prova selettiva e se le nomine delle PO negli uffici regionali e locali viene lasciata alla discrezionalità di chi deve la propria carriera alla politica, viene da se pensare che tale procedura perversa è determinata dal tornaconto di chi detiene un bacino di voti considerevole, degradando a premio ciò che dovrebbe esse meritocratico.

Il risultato finale è che gli uffici pubblici funzionano poco e male. Ricordo ai cittadini che l’unica arma in loro possesso per debellare il cancro della cattiva amministrazione figlia della cattiva prassi del clientelismo è quella del voto libero. Il MoVimento 5 Stelle fa della meritocrazia una propria bandiera. Non a caso negli uffici del Consiglio regionale giace da tempo una nostra proposta di legge proprio sulle nomine dirigenziali nel campo della sanità attraverso l’utilizzo di un trasparente e meritocratico concorso pubblico. Aspettiamo ancora la sua discussione nella commissione competente.

Il Capogruppo M5S Basilicata
GIANNI LEGGIERI

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