Nonostante i toni quasi trionfali che Pittella ha sfoderato per commentare gli ultimi dati Istat sull’occupazione in Basilicata, precarietà, disoccupazione “storica” e miseria continuano ad affliggere la nostra regione. Moltissime ancora le persone in cerca di un lavoro, tra questi tanti giovani, ma anche tanti quaranta-cinquantenni che hanno perso ogni speranza di rientrare in un mercato del lavoro schizofrenico, depresso dalla crisi delle piccole e medie imprese (vero motore dell’economia regionale e nazionale) e distorto dalla presenza di multinazionali che, grazie al “Jobact” renziano, quando assumono impongono contratti precari e privi di tutele. A una diffusa condizione di povertà si vanno ad aggiungere le tensioni, spesso alimentate ad arte, causate dall’ondata di migranti  e rifiugiati in cerca di asilo provenienti dal continente africano e dal medioriente.

Urgono misure serie e permanenti (non “una tantum”) da parte della Giunta e del Consiglio per fronteggiare la situazione emergenziale che stiamo vivendo. Tra le misure che caldeggiamo di più vi è il reddito di cittadinanza (ricordiamo che il M5S Basilicata ha presentato una PdL che lo istituisce in Basilicata). Tuttavia Pittella sembra andare spedito in direzione opposta alle misure serie e permanenti. Ha difatti varato un  “Programma per un reddito minimo di inserimento” che altro non è che la solita minestra riscaldata di presunta formazione e lavori di pubblica utilità: ai partecipanti al programma andrà un “rimborso spese” di circa 450 euro mensili. Un rimborso che potrà cessare in qualsiasi momento, al termine dei lavori di pubblica utilità o dei corsi di formazione. Insomma, Pittella ripropone i c.d. “Co.P.E.S.”, già rivelatisi fallimentari.

Le prime avvisaglie della scarsa lungimiranza del gladiatore lauriota le avevamo avute già lo scorso ottobre quando veniva approvata una D.G.R. dal titolo emblematico: “Piano sperimentale di interventi di politiche attive del lavoro rivolti a soggetti esclusi dal beneficio della mobilità in deroga”. L’ennesimo “esperimento” prevede poco più di 3.100.000 € per i 1498 soggetti fuoriusciti dalla mobilità in deroga o meglio, da questi soldi devono approvigionarsi anche le due agenzie che attueranno le politiche attive del lavoro, APO-FIL (provincia di Potenza) e AGEFORMA (provincia di Matera). Di seguito vi facciamo vedere come verranno ripartiti i contributi, dati tratti da una DGR di febbraio 2015:

agea-form

Come potete vedere i fondi sono stati suddivisi in maniera davvero “equa”, anzi, potremmo definirla “sperimentale”: più della metà è riservata alle agenzie, mentre i 1498 ex lavoratori dovranno accontentarsi di circa 900 euro per due mesi.

Eppure l’ “esperimento”, che prevede percorsi formativi tenuti da APO-FIL e AGEFORMA, non è ancora partito. E chissà quanto ancora dovranno aspettare i lavoratori, disoccupati e senza reddito da mesi, con il loro sit-in parmanente davanti ai palazzi regionali. Per tutti questi motivi abbiamo chiesto, con una interrogazione, quando inizierà questo esperimento anche per capire come Pittella intende procedere nella realizzazione delle promesse politiche di sostegno al reddito.

Non è più il momento di tergiversare con queste cure palliative dal gusto vagamente clientelare. E’ giunta l’ora di avviare politiche veramente innovative che magari potrebbero essere coniugate alle misure di accoglienza ai migranti che la Regione Basilicata si appresta ad applicare. L’istituzione del “reddito di cittadinanza” non può aspettare ancora!

Qui testo interrogazione

Gianni Perrino
Capogruppo M5S Basilicata – Consiglio Regionale

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