Esimio Governatore Pittella, esimio Direttore Santoro ed esimio Direttore Schiassi sono un ingegnere nucleare di Viggiano, laureatosi alla Sapienza nel 1980 e che opera nel settore dell’energia da ben 34 anni, vi scrivo questa lettera aperta sia perché tengo molto alla mia Basilicata dove sono nato, cresciuto e pasciuto per 58 anni, sia per darvi preziose informazioni che possano aiutarvi a prendere sagge decisioni e sia per evitare che una vostra eventuale villantata ignoranza possa essere usata da scudo, in futuro, in un’aula di Tribunale.

Questa lettera, pertanto, non vuole essere sterile ed inutile allarmismo ma una sollecitazione a guardare oltre il proprio naso, per quanto lungo esso possa essere. Ho appreso dal comunicato diramato dal Comune di Pisticci in data 14 Novembre 2014 che l’ 8 ottobre scorso, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ha riscontrato la presenza di concentrazioni di radionuclidi nove volte superiore alla quantità presente nell’acqua potabile. La radioattività rilevata, a detta dell’ARPAB è dovuta a radionuclidi di tipo Alfa.

Tale evento è assolutamente da non sottovalutare ed occorre approfondire ed effettuare indagini e misure non solo in Val Basento ma anche e soprattutto presso il Centro Olio Val D’Agri di Viggiano (COVA) da cui proviene l’acqua incriminata, per i seguenti motivi :

1) Natura della provenienza. Occorre indagare se vi è radioattività e di che tipo e di che entità nell’acqua cosiddetta di vegetazione derivante dalle lavorazioni presenti nel COVA poiché le quantità interessate sono assolutamente non trascurabili, infatti le quantità giornaliere risultanti dall’attività del COVA sono da 10 a 18 Kg per ogni barile di petrolio lavorato e quindi dell’ordine di circa 1.500 tonnellate/giorno;

2) Provenienza e Tipologia dei Radioisotopi. La stessa ENI, tramite la soc. SIMAM, incaricata di costruire un impianto per il trattamento delle acque di vegetazione e di fanghi, indica quali sono gli inquinanti e le quantità in essa presenti. Del resto e’ scientificamente dimostrato che in tale acqua, vi sia radioattività dovuta sia ai minerali presenti nella roccia fratturata proveniente dalla crosta terrestre, estratta insieme al petrolio, sia dovuta a materiali addizionati nel processo di trivellazione ed estrazione, la cui natura è coperta da segreto industriale. Tali minerali e materiali aggiunti contengono isotopi instabili con una emivita molto lunga, per esempio Bario 133 sotto forma di BaSo4 , Cesio 137, Polonio 210, Piombo 210,oltre che Arsenico, Cromo, ecc…; a causa di questi radioisotopi con emivita dell’ordine di alcune decine e centinaia di anni, se presenti in quantità apprezzabili nell’acqua separata dal petrolio nel COVA e, se tale acqua fosse attualmente trasportata presso Centri non idonei a trattare acqua radioattiva, causerebbero certamente dispersione significativa nell’ambiente di grosse quantità di acqua ritenuta innocua che invece tale non è.

3) Effetti sull’uomo. E’ facile prevedere che se tali grosse quantità di acqua trattata in Centri non idonei, risultassero contenenti radioisotopi, il passaggio di questi radioisotopi nella catena alimentare provocherebbe accumulo nei tessuti degli organi interni dei Lucani e quindi bombardamento energeticamente significativo con radiazioni Alfa e Beta dei tessuti molli (apparato digerente, apparato urinario, cuore ecc..) e del midollo osseo e conseguenti effetti dovute alla quantità di energia rilasciata dalle radiazioni ionizzanti ed al tempo di esposizione .Tali quantità sarebbero certamente di parecchi mSv per anno (millisievert per anno ) nei soggetti interessati dalla catena alimentare e porterebbero ad un aumento significativo delle affezioni tumorali. La legislazione italiana prevede per ciascun cittadino, una dose massima di radiazione di 1 mSv/anno.

4) Irreversibilità dell’inquinamento da radiazioni. Purtroppo come voi ben sapete, o dovreste sapere, se i radioisotopi finiscono nell’ambiente e vanno ad interessare la catena alimentare il danno è importante ed irreversibile e continuo in quanto tali radioisotopi rimangono attivi per decine e decine di anni nell’ambiente, mietendo vittime. Allo stato attuale è praticamente impossibile bonificare un territorio, o intervenire su una catena alimentare per interrompere tale ciclo di morte, quindi definirei tale rischio altissimo per le tre componenti che lo determinano:

durata,

pericolosità e gravità,

numero di individui che ne possono esserne interessati.

5) Principio di precauzione. Ora, se è vero che Lei signor presidente e Lei sig. Direttore generale siete i Responsabili, oltre che della legalità, anche e soprattutto della salute dei cittadini Lucani e rappresentate la massima autorità sanitaria e di salvaguardia dell’Ambiente della regione, mi sembrerebbe logico, oltre che doveroso da parte vostra, procedere secondo un legittimo Principio di Precauzione che escluda chiaramente responsabilità dovute ad un comportamento incosciente o peggio doloso.

Perciò tale Principio di Precauzione comporterebbe :

  • il blocco immediato di tutte le attività petrolifere in Basilicata;
  • un’approfondita indagine da parte di tecnici qualificati coordinati dall’ISIN (Istituto Nazionale per la Sicurezza e Radioprotezione) che individui tipologia e quantità di eventuali radionuclidi presenti nelle acque di trattamento provenienti dal COVA ;
  • l’accertamento della destinazione e tipo di trattamento a cui sono sottoposte queste acque, anche in relazione alla presenza di metalli pesanti;
  • l’accertamento dell’idoneità o meno di tali trattamenti ;
  • l’accertamento della destinazione dei reflui e dei fanghi trattati e la verifica del ciclo di smaltimento nella sua interezza.

Solo dopo questa attività potreste essere in grado di decidere se le attività petrolifere in Basilicata possano continuare senza conseguenze sulla salute dei cittadini o necessitino di precauzioni e interventi importanti prima che l’attività possa essere autorizzata a continuare. Del resto, prima che la VIS ( Valutazione di Impatto Sanitario) ci dica solo tra alcuni anni che qualcuno ha sbagliato o ha agito superficialmente a danno della salute dei Lucani, quanto accaduto deve risultare non solo un campanello di allarme ma una vera e propria necessità di approfondire, con indagini sul campo, la conoscenza effettiva del ciclo dei rifiuti dell’attività di estrazione e trattamento dei prodotti petroliferi nel COVA e nei Centri di trattamento successivi, per poter dare risposte chiare ed inequivocabili alle innumerevoli domande provenienti dai numerosi “Comitatini Lucani” e dai Sindaci della Val D’Agri e della Val Basento.

Confido che nella riunione di domani 17 Novembre siano prese decisioni sagge, importanti e risolutive che indichino chiaramente ai cittadini Lucani a chi è affidata la loro sicurezza e la loro salute.

Colgo l’occasione per salutarVi e per augurarVi un buon lavoro, nell’interesse dei Lucani.

Viggiano li, 16 Novembre 2014 ing. Antonio Alberti

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