Una escursione a 5 stelle: paesaggi e qualche dettaglio geologico della Basilicata meno nota.

Non aspettatevi i luoghi più turistici e conosciuti: niente Dolomiti lucane, laghi di Monticchio, Vulture, Murgia materana o lago Sirino. Questi posti potete visitarveli da soli. Vorrei farvi vedere solo posti che, se fossero film, sarebbero B-movie: ma sono pezzi di Basilicata che mi piacciono tanto, anche se le loro caratteristiche geologiche sono di serie B. Sono gusti personali, comunque, e non è detto che siano condivisi.

Ma tant’è… Saranno di serie B anche le mie quattro spiegazioni sui caratteri geologici che distinguono le aree che attraverseremo, mica relazioni di estremo rigore scientifico. Così spero, almeno, di non rompervi troppo i doglioni….

 

Propongo una prima escursione nella media valle dell’Agri e non solo, (perché prima bisogna arrivarci). Se l’esperienza vi piacerà, potremmo ripeterla in un’altra zona. Altrimenti ciccia, avremo trascorso una domenica all’aperto e tanti saluti a tutti.
Ah, dimenticavo: Savè, puoi dire a Pompeo che almeno per una volta cercheremo di lasciare da parte l’argomento petrolio in val d’Agri?

La data dell’escursione è domenica 2 settembre.
Raduno davanti al bar/tabacchi di piazza degli Olmi alle ore 7,00 (così Vixforest e Patrizia possono dormire 5 minuti in più). Caffè e sigaretta per chi vuole e partenza alle ore 7,15. Ore 7,15, ripeto, non 7,30 o 7,22 o 7,41: quindi, se vi scappa la cacca proprio mentre state per uscire (featuring Gianni Peppino), razzi vostri! Portatevi un rotolo di carta igienica (che tanto è meglio averlo comunque) e la fate più tardi in mezzo alla campagna….

Altra cosa forse “sgradevole” ai più: non è previsto il pranzo in alcun ristorante, o trattoria, o agriturismo, o bettola che sia. Colazione al sacco, come si diceva una volta: portatevi da mangiare e anche un po’ da bere da casa. Tanto la seconda guerra mondiale è finita da un pezzo, non c’è da far fronte a stenti ereditari e la fame atavica lucana la concepivo per i nostri nonni o i nostri genitori, al massimo, che qualcosa chiamata “fame” forse l’hanno provata. Noi, almeno per un giorno, possiamo riuscire ad essere “sociali” anche se non ci sediamo attorno ad una tavola apparecchiata.

Bene, passiamo all’itinerario. Percorso di andata circa 160 km, ritorno circa 125 km.

La prima tappa è Tempa Petrolla, in mezzo ai calanchi di Pisticci/Montalbano Jonico. Da Matera la raggiungiamo scendendo sulla Basentana, percorrendola in direzione Metaponto fino a Pisticci Scalo, dove si passa sulla SP 176 direzione Craco Peschiera.

Da Tempa Petrolla ci spostiamo a Craco vecchia, seguendo la SP 103. Il paese abbandonato, le frane che l’hanno interessato e gli interventi (falliti) per tentare di fermarne l’inesorabile movimento verso il basso. (Il movimento gravitativo profondo di Craco.pdf)

 

Si fa un pezzo di SP 103 in senso inverso e poi un altro tratto, per raggiungere la SS 598 fondo valle Agri, che imbocchiamo in direzione Salerno per lasciarla all’uscita di Alianello/Roccanova. Lo stop successivo è Aliano, dove oltre ad un eventuale ristoro in un bar, chi ne ha voglia può portare un saluto a Carlo Levi o meglio alla sua tomba. Forse ogni lucano di passaggio da lì, una volta nella vita, dovrebbe farlo.

 

Si riparte in direzione Roccanova, si supera il centro abitato e ci si ferma nei pressi di Casino Mendaia, in mezzo al bosco , una località che si distingue bene già dal fondovalle e che mi ha fatto pensare, la prima volta che sono passato da queste parti da queste parti: “Ma fino a lì sopra dobbiamo arrivare”? Beh, sì; tanto non si arriva mica a piedi…

La fermata successiva è sull’altura delle Murge di S. Oronzo, un affaccio panoramico in destra Agri che raggiungiamo da una deviazione lungo la strada di collegamento Roccanova-San Chirico Raparo. In questo stop, l’ultimo tratto è da fare a piedi: portate comunque scarpe comode. Fabio, lascia a casa l’infradito….

Da Murgia S. Oronzo ultimo tratto verso Castelsaraceno, passando prima da San Chirico Raparo e poi percorrendo la più bella strada nel bosco della Basilicata (anche questo, certo, è un parere molto discutibile), lungo le coste del monte Raparo. Castelsaraceno è il punto in cui termina l’escursione; da qui si rientra a Matera dalla via più veloce.

 

Al rientro e con calma, dopo qualche giorno o settimana, o meglio forse dopo qualche mese, se i doglioni avranno retto allo sfracassamento prolungato, si deciderà se val la pena di ripetere l’esperienza. Commentate pure senza ritegno, ma tra una botta e l’altra scrivete se ci venite o no all’escursione in MoVimento.

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